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Massimo Bagnato indica il titolo |
Un giorno un caro amico scrisse questa frase su una chat di What's app:
"Jakarta è bella solo di notte quando la luce non illumina ciò che il mondo vuole nascondere".
Per la puttana, pensai. Su una chat di What's app può capitare di incontrare della cultura. Camuffata da emoticon, tra un "ke skifo" e un "risp" oppure oscurata da un "Sono un mago di photoshop".
La cultura è un venticello, un'auretta assai gentile, che insensibile sottile, leggermente dolcemente, incomincia a sussurar. E' come la gramigna: nonostante gli sforzi degli ultimi 20 anni - forse vi ricordate di programmi come "Non è la Rai", "Drive In", "Ciao Darwin", senza dimenticare "Uomini e donne" e "Amici" insieme a centinaia di altri - in qualche modo attecchisce e fiorisce. E fortunatamente si conserva. Non diventa un baobab, questo no. Ma un ficus beniaminus magari si.
L'autore di quella memorabile perla continuò poi con una storiella su un suo amico che una volta si recò davvero a Jakarta, per lavoro. L'amico disse alla sua serva, "Raccontami una storia" e la serva incominciò: "C'era una volta un amico che disse alla sua serva, "Raccontami una storia" e la serva incominciò: "C'era una volta un amico che disse alla sua serva, ...
"...correva l'anno 1998, il giorno preciso non lo ricordo. Ma era pomeriggio inoltrato, ed eravamo seduti a un tavolo per un'importante riunione, l'ultima e potenzialmente decisiva per convincere 3 clienti indonesiani. La trattativa era quasi conclusa, così decisi di alzarmi e andare a svuotare il pipistrello. Entro in un bagno piccolo ma molto pulito. Urino, sgrullo e tiro su la zip. E, in controtendenza, faccio per tirare l'acqua. Ma quello che tocco non è il bottone dello sciaquone: è il getto per il bidet. Tempo zero e mi ritrovo bagnato dalla testa ai piedi. Maledetti musi gialli, non ho visto i miei compagni morire con la faccia nel fango?! Comunque: in due parole, sono impresentabile. E il panico comincia piano piano ad insinuarsi nei miei pensieri. Ma ecco che la sorte mi mette davanti un insperato aiuto: un asciugatore per le mani. Con due grosse problematiche: è posizionato sopra il lavandino e - essendo dotato di fotocellula - ha una durata intorno al millisecondo. Maledetti musi gialli. Non mi scoraggio: rispolvero i miei anni da ginnasta e nella posizione della cicogna mi ficco letteralmente sotto la fotocellula, rimanendo immobile per 10 minuti. Miracolosamente presentabile, recupero il mio aplomb e mi presento al tavolo, come se nulla fosse successo. A chi mi chiede se sia tutto a posto, butto lì un "I had a liquid accident...". A buon intenditore...Maledetti musi gialli".
L'amico si addormentò. La serva gli rimboccò le coperte. Poi prese una tanica che aveva accuratamente nascosto sotto il lavandino della cucina. Lo aprì e versò il liquido contenuto all'interno attorno alla poltrona su cui l'amico si era addormentato. Quindi trasse dalla tasca una scatola di fiammiferi. Con lentezza esasperante si accese una sigaretta e respirò la prima boccata di fumo. Guardò intensamente l'amico. Solo che non era suo amico. Al massimo il suo padrone. Alla peggio, un amante. Perciò fece cadere la sigaretta. Nel posacenere. Poi prese il moccio dallo sgabuzzino e asciugò per terra. Un'altra giornata si concludeva. Spense la luce, fece le scale. Era buio e inciampò. Batté la testa e morì. Forse sarebbe stato preferibile fare le scale e poi spegnere la luce. Non si commette due volte lo stesso errore.
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