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Andy Dufresne, che attraversò un fiume di merda e ne uscì fuori pulito e profumato |
Avviso ai naviganti: post profondo. Basta con gli scherzi, l'ironia, le pinzillacchere di questi mesi. Per la seconda volta il tono si fa serio. E' giusto ammettere una sconfitta.
E' altrettanto giusto (e più esaltante) celebrare una rinascita. Si cade e ci si rialza. Chi prima, chi dopo. Chi guadagna la luce fuori dal tunnel, dopo chilometri di buio. Chi dalla Fossa delle Marianne arriva a sfiorare la parte oscura della luna, tanto cara ai Pink Floyd. Piccola o grande che sia la risalita, il motore è sempre lo stesso.
E' consolante pensare che esista qualcuno, fuori dalle nostre mura - mentali o fisiche che siano - che un po' ci somiglia. E' meraviglioso e speciale rivivere nell'altrui pensiero. E' coraggioso credere nel futuro. Addirittura epico, di questi tempi.
Un mio amico americano una volta ha detto una cosa che ho scritto sul muro:
Le ferite guariscono.
Le donne amano le cicatrici.
La gloria dura per sempre.
Superficiale, forse. Molto "cinematografica". Ma sempre piaciuta un sacco. Così come:
"Ho avuto delle informazioni amico, merda che è venuta a galla…cazzo amico…si è rapita da sola, ecco"
Ci vorrebbero due pareti per questa, muri più larghi. Ma i muri sono l'ultimo dei problemi, se sai come sgretolarli. Pazienza, questa la parola d'ordine. E quel certo non so che: un martellamento, dolce ma continuo. Che non stufi. La vibrazione giusta al momento giusto. E già vedi le prime crepe. Come Andy Dufresne, evaso da Sing Sing grazie a un martelletto da roccia e infinita, geniale e prodigiosa pazienza. Con un temporale a fargli da complice. E tutto torna alla fine: chilometri e chilometri di liquami per sbucare, lindo come il culetto di un neonato, sotto la pioggia della redenzione. Il riscatto, amiche e amici, è una delle tre cose per cui vale la pena vivere. Il fatto è che non mi vengono in mente le altre due. Beh si, a parte quella cosa che move il sole e l'altre stelle.
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